martedì 13 novembre 2012

«Viviamo con il rombo della piena nelle case»: leggete qui...

LE TESTIMONIANZE. A Nassar, sul confine tra Verona e Settimo di Pescantina, ogni volta che il livello dell'acqua si alza, parte l'allarme e cresce l'angoscia

I residenti nell'ansa dell'Adige: «Difficile sentirsi tranquilli con un fiume così». 
Alzate le paratoie. Chiuso per precauzione il ponte con il Chievo.

Da l'Arena del 13/11/2012

L'Adige fa la voce grossa. Invade i percorsi sterrati più bassi, dove di solito la gente va a passeggio, e poi le stradine asfaltate che corrono parallele alle rive. Sfiora la pancia dei ponti, giunge a ridosso dei gruppi di case vicini all'alveo. Degli alberi cresciuti nel greto, spuntano dall'acqua soltanto le cime. E grossi tronchi filano via veloci con la corrente. Anche al confine nord-ovest della città, tra Settimo di Pescantina e il Nassar, la piena dell'Adige torna a fare paura. I residenti vivono con gli occhi rivolti al fiume, il cui rombo risuona dentro le loro case come un treno in passaggio, e le orecchie incollate alle note meteo trasmesse in tv o in radio. «L'importante», dicono, «è che smetta di piovere in Trentino Alto Adige». Pannelli di legno pronti per essere montati davanti alle porte e alle finestre più basse, in caso la situazione peggiori. Tutti d'accordo: un Adige così grosso non lo vedevano da almeno una decina d'anni. 
La violenza della piena contro le case a Nassar,
tra Parona e Pescantina - FOTO MARCHIORI
MISURE DI SICUREZZA. L'angoscia ha toccato il culmine l'altra sera, insieme alla piena. A Settimo, verso le 22, il ponte di collegamento con la sponda di Chievo è stato sbarrato per precauzione. Ed è rimasto chiuso al traffico fino a ieri mattina, quando il livello del fiume è sceso lievemente. Ma le imponenti paratie di ferro innalzate a un capo e all'altro dell'abitato di via del Porto, vicino al ponte, quelle sono state lasciate in caso il livello del fiume torni a innalzarsi e a minacciare le case. «Avere mezzo metro d'acqua nelle stanze, il fango sui muri, i mobili in ammollo… non si può capire il disagio, se non lo si prova», dice Adele Accordini, che abita qui da quasi sessant'anni, e la voce le trema un po'. Nel novembre del 1966, l'anno in cui l'alluvione colpì duro tutto il Paese, l'Adige le entrò in casa senza chiedere permesso. Da allora il fiume è tornato a far paura altre volte, e lei le ricorda tutte. «Per fortuna, dopo l'ultimo episodio, il muro di contenimento è stato alzato e rafforzato. Ora non dico che ci si senta sicuri, ma almeno un po' più tranquilli. Comunque tengo sempre pronte paratoie di legno, perché quella volta l'acqua sfondò le finestre della cantina, e da lì salì fino al piano superiore», spiega la signora Adele, stringendosi nel golfino. «Ah, si è abbassato un pochino», nota, osservando l'Adige livido rombare sotto il ponte di Settimo. «Ormai, sa, me ne accorgo a occhio». 
LA PIENA SOTTO LA FINESTRA. In località Nassar, il corso dell'Adige forma un gomito stretto. E in questa curva scarica un po' della sua energia. Pochi metri sopra le acque rabbiose, ci sono le finestre della signora Maria. «Dentro casa, c'è un rimbombo da impazzire», esclama l'anziana, uscita in cortile per controllare meglio il livello del fiume. Il suo appartamento, al civico 35 di via Nassar, è inserito nel complesso denominato «Ex Mulino». «Sì, una volta c'era una grande ruota di mulino, proprio là sotto», spiega, indicando il basamento del palazzo che si inabissa in Adige come la prua di una nave. Le onde sbattono contro lastre metalliche fissate nella parte bassa dei muri esterni dell'edificio. «Le abbiamo fatte installare a protezione delle tubature», continua la signora Maria. «Altrimenti, i tronchi trasportati dalla corrente rischierebbero di fracassarle». Ma non ha paura? «Quando una decina d'anni fa ci fu un'altra piena, sì, avevo molta paura. Mi ero appena trasferita qui, e non avevo mai visto una cosa del genere. Ora sono un po' meno in ansia, nonostante non ci si faccia mai l'abitudine. Comunque questa casa è una roccia, ha muri larghi così, come si usava una volta». Intanto, la parte più alta della passeggiata che porta a riva riaffiora dall'acqua. «Il livello è sceso di mezzo metro: prima, quel tratto non si vedeva», osserva la donna. 
A PARONA. Qualche chilometro più a sud, in piazza del Porto a Parona, la gente si ferma in crocchi a guardare il fiume lambire le scalette che conducono giù, sull'alzaia, completamente sommersa. «Ricordo che, anni fa, l'acqua salì fino al quarto gradino», ricorda la barista della piazza. «Ora per fortuna si è fermata più in basso, ma resta impressionante».

Lorenza Costantino

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