domenica 6 novembre 2011

«Politica sorda agli allarmi Ora il Veneto va ripensato»: leggete qui...


MEA CULPA E DISTRUZIONE. Il presidente della Regione ha scritto una lettera aperta nell'anniversario dell'alluvione.

«Politica sorda agli allarmi. Ora il Veneto va ripensato»
«Per molti anni», ha detto, «è stato fatto un cambio che pareva giusto: terra in cambio di cemento e di ricchezza»

Domenica 06 novembre 2011

Il presidente Zaia durante l'alluvione
un anno fa nell´est veronese
Con le immagini della distruzione in Liguria che rendono più doloroso il primo anniversario dell'alluvione in Veneto del 2010, il presidente Luca Zaia ha scritto una lettera aperta agli abitanti della regione, per condividere la necessità di un cambio di passo sulla prevenzione idrogeologica e un ripensamento dello sviluppo. 
«Care Venete e cari Veneti...», comincia la lettera che Zaia ha "postato" sul proprio sito internet, sentendo il bisogno di condividere alcune riflessioni «ad un anno dalla disastrosa alluvione che ha colpito la regione». Con quello che il Veneto ha passato in questo ultimo anno «dobbiamo cambiare passo», scrive Zaia, ritenendo anche necessario «dirsi qualche verità scomoda»: come il fatto, ad esempio, che l'attuale assetto normativo rende difficile costruire grandi difese, che bisognerà trovare risorse economiche ingenti «in tempi di vacche magrissime», e far capire alle comunità residenti nelle zone interessate dalle casse di espansione che queste aree potranno essere allagate, e non vi si potrà più edificare, o dovranno essere coltivate diversamente da adesso. Serve quindi una progettualità radicata «alle esigenze della realtà vera». Esattamente ciò che la Regione - sostiene Zaia - ha fatto in questi 12 mesi dall'alluvione: 250 cantieri per far fronte alla devastazione, tre casse di espansione progettate e finanziate, una decina di altre grandi opere già individuate come priorità. Il rammarico, confessa il governatore, è di non aver utilizzato la grande quantità di risorse che potevano esserci per la sicurezza idraulica «al tempo delle vacche grasse». Altra verità scomoda, riguarda i «profeti della prevenzione» rimasti inascoltati dalla politica e dalle istituzioni. «Inascoltati dalla politica - prosegue - perchè sovente ciò che paga elettoralmente non coincide con il bene comune. Inascoltati dalle istituzioni che avevano e hanno l´obbligo della programmazione. Inascoltati dai tecnici che, a diversi livelli di responsabilità, hanno comunque avallato i nostri piani regolatori». «Oggi, che abbiamo a disposizione metà dei bilanci di allora - prosegue - l'errore sociale appare ancora più grave, anche se le responsabilità hanno gradi diversi». Ecco quindi la proposta di Zaia ai veneti: «se ci vogliamo rimettere in sesto - scrive - dobbiamo immaginare il doppio della fatica, avendo a disposizione la metà dei soldi e giocandoci la partita a tempo ormai scaduto. Non sto parlando soltanto delle aree andate sott'acqua nel 2010: c'è da chiedersi che cosa accadrebbe al bacino del Piave di fronte a una riedizione del dramma del '66». «È tutto il Veneto - insiste Zaia - che dev'essere ripensato». Per molti anni, secondo il governatore, è stato fatto un cambio «che pareva giusto: territorio in cambio di ricchezza. Terra, in cambio di cemento; spazio, in cambio di capannoni. Non ci sono da una parte i "cattivi" e dall'altra gli "innocenti". Tutti dobbiamo diventare corresponsabili delle nostre vite, della nostra casa, della nostra terra, del nostro ambiente». 
«Oggi - conclude Zaia -, siamo a un altro bivio della storia. Dobbiamo tornare a progettare, ma senza la superbia dell'uomo moderno, la difesa delle nostre esistenze e delle nostre case», pur nella consapevolezza che anche una volta che tutto sia stato riprogettato, rifinanziato e ricostruito, vi sia «la sicurezza globale, perchè la natura è sempre più forte di noi». «Possiamo, vogliamo e dobbiamo farcela. Ma per riuscirci - sottolinea - dobbiamo tornare a essere comunità. 
Nessuno ce la farà da solo, così come nessuno si salva scaricando responsabilità e problemi nel giardino del vicino di casa». «La Regione - conclude Zaia - è pronta ad assumersi responsabilità e oneri. Ma dietro l'istituzione è necessario un nuovo patto che riguardi tutta la comunità».

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