domenica 6 novembre 2011

«A Verona 50mila case sfitte, eppure ne fanno di nuove»: leggete qui...


CONVEGNO. La denuncia di Legambiente.
«A Verona 50mila case sfitte, eppure ne fanno di nuove»
«Territorio violentato, è così che nascono i rischi idrogeologici»

Domenica 06 novembre 2011
Cinquantamila case sfitte nella provincia scaligera, di cui 10mila nel Comune di Verona e, nel contempo, aree edificabili in continua espansione. È questa la contraddizione che Legambiente Verona ha denunciato, in occasione del convegno sul tema che si è tenuto ieri nella sede di via Bertoni: una contraddizione che, secondo i rappresentanti dell'associazione ambientalista, fa rima con speculazione.
«Il problema è che assistiamo alla crescita inarrestabile del consumo di suolo, senza che ciò porti benefici ai cittadini: ci sono migliaia di alloggi sfitti e moltissime persone senza casa», è il commento di Michele Bertucco, presidente di Legambiente Veneto. «Siamo in una fase in cui bisognerebbe riorganizzare il territorio, tenendo presente che la trasformazione dello spazio si traduce in una trasformazione della società». E non poteva mancare, ieri, un commento sull'alluvione dei giorni scorsi in Liguria. «Se si riducono i terreni naturali, a seguito della cementificazione, aumentano i rischi idrogeologici», spiega Bertucco. «Quando la pioggia cade, il terreno a causa della presenza del cemento non riesce più ad assorbire l'acqua, che finisce nei canali e facilita l'allagamento dei quartieri». Tra le zone del Veronese più a rischio esondazione dell'Adige, ci sono località Nassar, in entrata verso la città, e San Michele Extra, in uscita.
A entrare più nel dettaglio sulla situazione scaligera è Lorenzo Albi, presidente di Legambiente Verona, che illustra i risultati di un'indagine svolta sull'area del medio-basso Garda per capire le dinamiche in atto a livello di urbanizzazione. «Nella zona si nota un'evidente dispersione urbana, con la distribuzione dell'edificato su tutto il territorio, senza una centralità urbana, a eccezione dei vecchi paesi (da Garda a Peschiera, da Cavaion a Pastrengo)», spiega Albi. «Così si crea un'isola, al cui interno si disperde l'abitato in modo non regolato e senza una viabilità adeguata. Il rischio è che l´area diventi metropolitana, perdendo la forte vocazione agricola avuta finora, e che anche il turismo del lago ne risenta». Il presidente di Legambiente Verona si concentra anche su Verona città. «Il territorio si estende per 20mila ettari e ora è edificato al 30-35%: il centro storico è delimitato dalle mura magistrali, ma al di fuori la città si disperde, manca un disegno che delimiti gli spazi urbani, non c'è una netta distinzione tra città e campagna», dice. «Il piano di intervento adottato nel 2006 immaginava una crescita di 25mila abitanti in 10 anni: siamo a metà strada e non vi è stata alcuna crescita, eppure continuiamo a costruire, per 5,5 milioni di metri quadri. L'unica spiegazione è che l´intento sia speculativo».
Manuela Trevisani

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