domenica 23 settembre 2012

Filobus, bufera su due società «Ma a Verona tutto regolare»: leggete qui...


Filobus, bufera su due società «Ma a Verona tutto regolare»

MOBILITÀ. Un'inchiesta della procura di Pescara coinvolge imprese 
che fanno parte della cordata scaligera.
Al setaccio degli inquirenti anche la mancata valutazione d'impatto ambientale 
e l'utilizzo dei magneti lungo il percorso.

Da l'ARENA del 26/08/2012
Bufera giudiziaria a Pescara sui dirigenti di due grosse società che fanno parte della cordata di imprese che si è aggiudicata i lavori anche per il filobus scaligero. L'accusa nei loro confronti da parte della procura del capoluogo abruzzese, è di truffa aggravata, frode nelle forniture pubbliche e falso. L'inchiesta, va precisato, riguarda esclusivamente la realizzazione del «Filò», la filovia che dovrebbe congiungere Pescara a Montesilvano, dal costo di 31 milioni di euro. Nel registro degli indagati sono stati iscritti, insieme a Michele Russo, presidente dell'azienda trasporti pubblici della città abruzzese, il direttore tecnico della Balfour Beatty Rail Giuseppe Ghilardi e l'amministratore della Vossloh Kiepe Maurizio Bottari. «Questa vicenda», ribadisce l'assessore alle infrastrutture Enrico Corsi, «è completamente estranea al progetto veronese di filobus». Tra l'altro, gli inquirenti pescaresi starebbero accertando se le vetture siano veramente a guida vincolata, presupposto indispensabile per ottenere i finanziamenti pubblici. «A differenza di quelli abruzzesi», precisa Corsi, «i nostri non hanno quest' obbligo, essendo mezzi ibridi funzionanti con le bretelle in periferia e a generatore Euro 6 in centro e forniti di tecnologia per l'accostamento automatico alla fermata». 
Il modello di filobus Exquicity, adottato a Parma,
assomiglia a quello che vedremo a Verona.
All'interno delle mura cittadine, quindi, la filovia viaggerà sulla corsia ad essa riservata come un normale autobus. Ma torniamo a Pescara. Nei giorni scorsi gli agenti della locale squadra mobile hanno perquisito gli uffici dell'azienda di trasporto e le sedi milanesi delle ditte che, nel 2006, avevano vinto l'appalto per gli 8 chilometri tra il capolinea dell'area di risulta a Pescara e quello dei Grandi alberghi a Montesilvano. Sotto la lente degli inquirenti ci sarebbe anche la mancata valutazione d'impatto ambientale sull'opera e l'installazione dei marker magnetici lungo il percorso per ancorare le vetture all'asfalto. La guida vincolata era infatti un elemento decisivo per ottenere il finanziamento pubblico stanziato nel 1992. Secondo la perizia tecnica di Giulio Maternini, docente di tecnica ed economia dei trasporti della Facoltà d'Ingegneria dell'Università di Brescia e Federico Gualandi docente di Diritto Amministrativo a Vicenza, gli stessi che hanno bocciato il «Civis» di Bologna, tali magneti sarebbero «irrilevanti». Tutti aspetti, ovviamente, al vaglio della magistratura abruzzese. «Balfour e Vossloh», continua Corsi, «sono società di primaria importanza che operano in decine di realtà, l'inchiesta non ha nulla a che vedere con Verona». Si dice «tranquillissimo» anche il presidente di Amt Germano Zanella che nei giorni scorsi aveva acceso un mutuo per 79 milioni di euro con il Banco Popolare e che venerdì firmerà il contratto con le imprese che realizzeranno l'opera. «Tutte le procedure sono state rispettate scrupolosamente e il progetto è passato al vaglio dello screening provinciale, che non ha ritenuto necessaria la valutazione d'impatto ambientale». Per Zanella, «il filobus veronese è tecnologicamente più avanzato poiché non ha bisogno di magneti su tutto il percorso ma solo in prossimità delle fermate per garantire l'accostamento alla banchina, a beneficio dei disabili che non saranno costretti a superare scalini o altre barriere, e dove dei segnali acustici e luminosi annunceranno il mezzo in arrivo e la possibilità di salire a bordo».E.S.

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